Padova, 22 ottobre 2020. Il mondo imprenditoriale e il mondo della ricerca hanno dato vita a una collaborazione con l’obiettivo di pervenire a una valutazione oggettiva dell’efficacia della tecnologia UV-C per la sanificazione dell’aria in ambienti indoor.
Di particolare interesse sono gli studi condotti dalla Dott.ssa Paola Brun, ricercatrice del Dipartimento di Medicina Molecolare dell’Università degli Studi di Padova, relativi all’interazione in ambienti chiusi tra un soggetto infetto ed un soggetto sano. Nelle situazioni analizzate di utilizzo della tecnologia UV-C per la sanificazione dell’aria, si è potuto verificare la possibilità, in determinate situazioni, di ridurre approssimativamente a zero i rischi di infezioni causate da agenti infettivi tra cui anche virus. Un fatto che può avere ripercussioni molto positive nel contrasto alla pandemia e per le esigenze di sanificazione in ambito civile, nei luoghi di lavoro e nei luoghi pubblici.
“L’attuale pandemia ha suscitato un forte interesse per la qualità microbiologica dell’aria in ambienti chiusi, che è ora considerata una importante fonte di trasmissione per agenti infettivi. Infatti, oltre a SARS-CoV-2, sono decine i microrganismi che possono essere trasmessi per via aerea e che possono essere presenti in elevata concentrazione negli ambienti chiusi di uso comune. Una volta attuate le misure di protezione individuale, il controllo microbiologico dell’aria in una stanza in cui sia presente un soggetto infetto può essere garantito anche da dispositivi UV-C accoppiati a sistemi di ventilazione forzata per assicurare la completa miscelazione dell’aria.” ha dichiarato la Paola Brun, ricercatrice del Dipartimento di Medicina Molecolare dell’Università degli Studi di Padova “ Se usati seguendo le indicazioni di modi e tempi di funzionamento, gli apparati dotati di ventilazione forzata e tecnologia UV-C sono capaci di trasportare gli agenti microbiologici eventualmente presenti in una stanza in prossimità della sorgente UV dove vengono inattivati.”